sabato 21 ottobre 2017

Cinesi all'assalto dei canguri

We have seen accusations of ‘fake news’ and we have seen attempts at untoward influence and interference. This is worrying and is being taken seriously in a number of countries. In our case, the Prime Minister has said: “The sovereignty of Australia, the sovereignty of our democratic processes, free from foreign interference is a matter of the highest concern.”4 The Australian Government takes seriously its responsibility to ensure a robust legal framework within which free and open debate is protected and can flourish. That work is proceeding. As well, Governments themselves must expect, and invite, scrutiny of their actions and their policy positions. As China becomes more important to Australia’s future and to that of the world, it follows that there will be more scrutiny of China, including the ways in which it seeks to exercise influence internationally. All of us here, as participants in a free society, have responsibilities as well. It is our responsibility to challenge and question ‘fake news’. We can readily reduce the risk of being manipulated by seeking out collateral and confirmatory information, by testing through a second opinion.
Frances Adamson 7 October 2017

Our investigations revealed countries undertaking intelligence operations to access sensitive Australian Government and industry information. We identified foreign powers clandestinely seeking to shape the opinions of members of the Australian public, media organisations and government officials in order to advance their country’s own political objectives. Ethnic and religious communities in Australia were also the subject of covert influence operations designed to diminish their criticism of foreign governments. These activities—undertaken covertly to obscure the role of foreign governments—represent a threat to our sovereignty, the integrity of our national institutions and the exercise of our citizens’ rights.
Asio Annual Report October 2017

And of course alongside all of that work against Islamist terrorism, MI5 remains a multi-dimensional organisation. We continue to bear down on terrorism in Northern Ireland with our police partners, and to work against espionage and other clandestine activity by Russia and other foreign states who seek to do Britain harm. Andrew Parker 17 October 2017

Da sempre l’Asio mantiene uno sguardo particolare sulla Cina.
E a giudicare dagli ultimi scandali e dai reportage giornalistici, il riferimento all’interno della relazione annuale non può che puntare principalmente al pericolo cinese.
Non solo Australia e Nuova Zelanda sono da sempre nel mirino, visti i molteplici interessi che investono il campo commerciale e finanziario, ma sono i modi d’infiltrazione a preoccupare l’agenzia e di conseguenza il governo. Modi che hanno come focus principale l’ampia compagine studentesca cinese e i politici locali.
Molti Paesi cercano di esercitare una sorta di soft power attraverso le loro comunità insediate su suolo straniero. La Cina lo fa con maggiore aggressività cercando di modificare la percezione che si ha in Australia del proprio esecutivo e cambiare così le politiche governative. Agisce in questa maniera non solo per incrementare il livello di repressione interno attraverso le minacce ai propri studenti che cercano di alzare l’attenzione sul basso livello di democrazia presente nel loro Paese d’origine. Riesce a dettare legge sulle decisioni che i governi australiano e neozelandese devono prendere in campo internazionale.
Fenomeni simili sono presenti anche nel nostro Paese.
E non riguardano solo la Cina.
Il palco concesso pochi mesi fa a Bashar al Assad da alcuni giornali europei, in primo piano anche qui in Italia, e lo speciale di Oliver Stone su Vladimir Putin, addirittura trasmesso in due serate sulla tivù di stato, sono solamente la punta dell’iceberg di un sistema che cura gli interessi politici e finanziari di nazioni in un certo senso marginalizzate nel contesto internazionale e che cercano di rivendicare la propria legittimità attraverso settori proxy.
In Italia i regimi siriano e russo, ma anche l’Iran, possono contare su piccoli eserciti di studenti e professori, editori e politici che portano avanti le loro battaglie andando così a minare la nostra sovranità.
Compito dell’intelligence è di segnalare al governo le manovre in atto e i rischi nel lungo termine per blindare soprattutto il comparto economico. La politica deve invece cercare di arginare la deriva culturale. Quando si cerca di cambiare dall’esterno la percezione di un popolo, si tocca anche la sua storia e l’identità. Questo costituisce un serio pericolo per la democrazia e la stabilità del Paese.

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