martedì 15 agosto 2017

Foto e giro di tavolo all’inizio

Basterà? Ad ascoltare le altre esperienze avviate dall’intelligence o dalla Digos, che in passato si sono affidati anche al dialogo con radicalizzati, si tratta di una sfida difficile.
Il caso di Bari, ancora una volta, è diverso: Santamato dovrà confrontarsi con un team istituzionale che cercherà di offrirgli una sorta di rieducazione laica, ispirata ai principi costituzionali.
ilfoglio

Per forza che non funziona. Che ne sanno poliziotti e agenti segreti di rieducazione religiosa in ambito islamico ? Basta ascoltarli a convegni e conferenze stampa con i magistrati. Il loro punto di vista è viziato dall'ottica prettamente investigativa. Avendo inoltre a disposizione una legge che permette di avviare un monitoraggio preventivo anche al solo sospetto di attività terroristica (e il concetto di attività terroristica da noi è molto broad), con l'espulsione che pare essere soluzione abbastanza facile da proporre e ottenere, comprendere le varie sfaccettature della religione e come essa è praticata, è l'ultimo dei loro pensieri.
Comunque non mi pare che lo scopo dell'intera operazione in questi casi, e nemmeno quello della legge, sia una rieducazione religiosa. Piuttosto un lavaggio del cervello.
Oppure come proponeva il professorino che scrive per Caltagirone e poi venne chiamato ai tavoli ministeriali, a Mohammed Alfredo verrà proposta una versione "piaciona" del Corano e della vita del Profeta, pace e benedizioni su di lui.
Paradossalmente è stata negata all'albanese la possibilità concreta di essere rieducato perchè ciò violerebbe il suo diritto alla libertà religione. Però al giovane barese si vuole praticare un corso accelerato di educazione civica tenuto da tribunale ecclesiastico e polizia.

Al ministro Minniti, che sulla stampa amica viene descritto come uomo pratico e d'azione, proporrei piuttosto di trovare a noi italiani una sistemazione in un Paese estero in modo da evitare questi percorsi. In un Paese così ostile, la radicalizzazione alla fine arriva per tutti.
Una specie di espulsione volontaria preventiva potrebbe essere la soluzione.


Foto Ministero Interno, Saad Hariri

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