giovedì 22 giugno 2017

Unity

Pompeo and Waddell urged Qaboos to crack down on Iranian smuggling routes through Omani territory that deliver personnel, equipment and weapons to Yemen's Houthi rebels. The U.S. provides logistical and refueling support to Saudi Arabia's Air Force in its war against the Houthis. 

One U.S. official told me that Pompeo and Waddell were careful not to ask the Sultan to cut ties with Iran. That would be impossible for the Omanis, given their economic dependence on Iran. But the message was clear that Oman should take more action to stop Iran's resupplying of the Houthis.

"For that you don't need to smuggle material," Riedel said. "What you need are people who have that expertise, and the Iranians have that expertise." bloomberg

 عاجل | تيلرسون: هدفنا المحافظة على وحدة مجلس التعاون الخليجي 

"In regards to the continuing dispute within the (Gulf Cooperation Council), we understand a list of demands has been prepared and coordinated by the Saudis, Emiratis, Egyptians, and Bahrainis,"  
"We hope the list of demands will soon be presented to Qatar and will be reasonable and actionable."


Gli americani, e paradossalmente anche i sauditi negli ultimi anni, stentano a fare valutazioni corrette sulle vicende medio-orientali perchè le considerano un semplice risiko.
Gli equilibri in campo in Yemen sono parte del corredo genetico degli arabi.
Bloccare i movimenti di houti e iraniani non è la stessa cosa che chiudere la Salerno-Reggio Calabria per lavori.
Gli omaniti, e non solo il governo ma anche famiglie ed amici, soldati, polizia ordinaria e intelligence, hanno un legame ancestrale con gli yemeniti. Non favoriscono il trasporto di armi, ma qualsiasi tipo di scambio. Da e via Muscat arrivano le piastrelle per il bagno e il frumento. Ci può scappare qualche arma. I rapporti di conoscenza sono tali che viene naturale ospitare amici feriti anche grazie al poliziotto della dogana che chiude un occhio. Non si tratta di rotte da tagliare. E lo stesso tipo di rapporto è quello con gli iraniani.
Gli omaniti viaggiano per cure, vacanze e  scambi culturali in Iran. Non è una relazione limitata a mere questioni commerciali ed energetiche. Non si tronca da un giorno all'altro per fare un piacere all'alleato e senza un motivo concreto. Il popolo è la forza dei governi del Golfo. Sotto questo aspetto un Paese governato da Sharia, anche mista a leggi secolari, è meglio della nostra democrazia.
Un altro mito da sfatare, che spesso torna utile ad evocare il fantasma della guerra, è che vi è un alto livello di collaborazione tra Houti e iraniani. Indubbiamente la presenza iraniana è tangibile, ma non decisiva nelle strategie degli Houti. Piuttosto che pensare sempre in termini di azione militare, bisogna lavorare sulla mediazione. E di certo l'Oman può tornare utile anche in questo caso.
Ma qual è la linea della Casa Bianca ?
Sayyid Fahad sarà stato in fondo anche contento di non aver partecipato ad un bilaterale con Trump. Ha la saggezza e l'esperienza necessarie per capire in anticipo con chi ha a che fare. Non sarà rimasto nemmeno stupito della sceneggiata trumpiana sul Qatar.
Gli americani non hanno una linea nè una strategia.
Però è ormai chiaro che lo Yemen è un disastro dal quale l'Arabia Saudita difficilmente verrà fuori e al quale sono legati altri scenari. Dalla Libia alla Siria.
Il segretario Tillerson deve cogliere l'occasione presentata dalla disputa con il Qatar, per indurre Mohammed bin Salman alla cautela. In tal modo sarà anche possibile vedere un Qatar più allineato. Il Consiglio del Golfo non sarà mai unito. Deve sforzarsi almeno di stare assieme in maniera ottimale. Le politiche economiche e le riforme sono il punto di forza di Mohammed bin Salman. La politica estera va rivista. Il medio-oriente e il mondo intero non hanno bisogno di sottostare ad ulteriori tensioni.
Rassicurare Mohammed bin Salman che l'alleanza con gli Stati Uniti è salda ma sottoposta a condizioni, può aiutarlo a trovare quell'equilibrio che pare mancargli. Adesso ha decisamente bisogno di fare esperienza nel suo ruolo di erede al trono senza tentare ulteriori passaggi di fase. Così facendo Tillerson lo sottrarrà alle grinfie di Mohammed bin Zayed che è da sempre la vera minaccia ai precari equilibri del Golfo.
Gestire e guidare questi giovani sovrani, così come fu fatto in passato con i loro padri e nonni, potrebbe aiutare l'America a trovare una linea stabile di condotta in politica estera.

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