domenica 15 gennaio 2017

Intanto Haftar vede e chiama gente

Mentre il nostro direttore se la dava a gambe per salvare gli occhi belli e il primo ministro del governo che non c'è, volava in direzione Mali in cerca di santi protettori, il pingue generalone della zona est mandava messaggi a bordo della Kutzenov prima e in visita da Aguila Saleh dopo.

Haftar si starebbe muovendo anche sul fronte religioso. Secondo l'Observer, il ministero degli affari religiosi del governo di al Thannì avrebbe concesso il permesso di tenere lezioni e seminari ad un sapiente di origine giordana o palestinese proveniente dall'Arabia Saudita. Shaykh Abu Umar Usamah Utaybee ha combattuto in Afghanistan e ha studiato con maestri del calibro di Shaykh Ibn Uthaymeen. Utaybee appartiene ai Madkhali. Si tratta un gruppo salafita radicale presente in Libia dai tempi dei Ghaddafi che se ne servivano in maniera molto lungimirante. Al di là della intransigenza classica di stampo salafita, i Madkhali sono contrari all'attivismo politico e alla partecipazione alla vita sociale ma sono favorevoli alle alleanze militari con i non musulmani. Non considerano inoltre miscredente un leader che non si comporta da musulmano e che quindi va obbedito comunque. La loro dottrina è in netta opposizione a quella della fratellanza musulmana e si presta molto bene al dittatore di turno. Infatti Haftar può contare già su un nutrito gruppo di Madkhalis che sguinzaglia all'occorrenza. In generale è una presenza di solito sfruttata anche dagli americani, in zone con conflitti o stati di guerriglia permanente, per frammentare il panorama salafita e orientare le tensioni. Dall'intervista del generale al Corriere pare chiaro che difficilmente si allineerà con il governo di Serraj e i sauditi evidentemente sono d'accordo con lui. Per non parlare di al Sisi che ama i nemici dei fratelli musulmani.
Haftar, descritto da sempre come uomo complesso, in realtà è molto semplice da capire ed accontentare. Anche quando afferma di non essere interessato alla politica, è il potere che vuole. Il controllo dell'apparato militare, a determinate condizioni, è un potere più grande di quello politico. Il generale Manenti dovrebbe iniziare da questo punto la prossima volta che va a trovarlo. Inutile cercare di girarci attorno.

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